Le organizzazioni sindacali che rappresentano gli agenti e i rappresentanti di commercio hanno scritto nuovamente all’On. Luigi Di Maio, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’On. Claudio Durigon, Sottosegretario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’On. Claudio Cominardi, Sottosegretario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’On. Andrea Giaccone, Presidente XI Commissione Lavoro della Camera e al Senatore Nunzia Catalfo, Presidente XI Commissione Lavoro del Senato, con riferimento alla precedente istanza inviata lo scorso 25 febbraio, per rinnovare la richiesta di poter ricevere un riscontro in ordine alle criticità operative che si rilevano nell’applicazione della normativa riguardante la forma di pensione anticipata “Quota 100” da parte degli agenti di commercio che, ancora ad oggi, si vedono penalizzati dal poter beneficiare del trattamento pensionistico introdotto quest’anno.
CRITICITA’ DA PARTE DEGLI AGENTI E RAPPRESENTANTI DI COMMERCIO NELL’ACCEDERE A “QUOTA 100”
La nuova normativa della cosiddetta “quota 100” in materia pensionistica rischia di creare non poche difficoltà agli agenti e rappresentanti di commercio che ne volessero usufruire. Si riscontra, infatti, una contraddizione fra tale normativa e le norme degli AEC e del Codice Civile relative alla chiusura del rapporto di agenzia.
- Il decreto legge 28 gennaio, numero 4, all’articolo 14, comma 3, prevede che la pensione “quota 100”, a pena della sospensione della stessa, è incumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui. A sua volta, la circolare Inps 11/2019 ribadisce che “i redditi derivanti da qualsiasi attività lavorativa svolta, anche all’estero, successivamente alla decorrenza della pensione e fino alla data di perfezionamento della pensione di vecchiaia prevista nella gestione a carico della quale è stata liquidata la ‘pensione quota 100’ comportano la sospensione dell’erogazione del trattamento pensionistico nell’anno di produzione dei predetti redditi”.
- In base agli Aec, l’agente può ottenere l’indennità di clientela e l’indennità meritocratica a sèguito di risoluzione contrattuale da parte sua se tale risoluzione sia dovuta tra l’altro a pensionamento. Gli stessi Aec precisano che le dimissioni debbano essere “successive al conseguimento della pensione” (Aec Industria, articolo 10), o avvenire “per conseguimento della pensione” (Aec Commercio, articolo 12).
- Ne consegue che dal momento in cui l’agente – una volta conseguita la pensione – comunica la risoluzione del contratto ed inizia il periodo di preavviso obbligatorio che può durare da tre a sei mesi, secondo gli Aec, e da uno a sei mesi, secondo il codice civile.
- Ovviamente, durante la prestazione del preavviso l’agente produce reddito, ma ciò comporta la sospensione dell’erogazione del trattamento pensionistico nell’anno di produzione del reddito stesso. Del resto il limite dei 5.000 €, previsto dalla norma, vale esclusivamente per redditi da lavoro autonomo occasionale, per nulla assimilabili a quelli prodotti dall’agente di commercio.
- D’altra parte, se l’agente risolvesse il contratto prima del conseguimento della pensione e sia pure in vista di essa, non sussisterebbe il presupposto di conservazione del diritto alle indennità: il che rappresenterebbe per lui un grave danno economico.
- Anche nell’eventuale caso in cui l’agente trovasse un accordo con la preponente in merito alla non prestazione del preavviso (e, in ogni caso, ciò comporterebbe per lui minori entrate), il problema potrebbe porsi ugualmente: dopo il pensionamento, infatti, all’agente verrebbero comunque riconosciute tutte le provvigioni che sono relative a ordini conclusi prima della fine del rapporto ma che “maturerebbero” (e quindi verrebbero erogate) successivamente.
- In conclusione, stante l’attuale normativa, gli agenti che volessero conservare il diritto alle indennità di fine rapporto, non pagare alla casa mandante l’indennità sostitutiva del preavviso, incassare le provvigioni residue spettanti dovrebbero risolvere il contratto solo dopo il pensionamento con “quota 100” una volta esauriti tutti i rapporti economici scaturenti dal contratto.
Non crediamo che sia questa la volontà del Legislatore e quindi ci permettiamo di proporre una riflessione volta a superare i sacrifici sopra evidenziati.