Il “valore” degli Accordi Economici Collettivi

Evidenziamo il caso di un agente che ha ricevuto disdetta del rapporto di agenzia dopo oltre 25 anni che collaborava con la stessa azienda.

Da conteggi effettuati, l’indennità suppletiva di clientela sommata all’importo del Firr, superava abbondantemente l’importo massimo previsto dall’art.1751 cc che corrisponde ad un anno di provvigioni sulla media degli ultimi cinque. I conteggi della casa mandante hanno limitato l’indennità suppletiva fino al massimo previsto dalla legge.

Però gli AEC prevedono una condizione di miglior favore e cioè consentono il diritto dell’agente di ottenere l’indennità suppletiva di clientela senza riduzione anche se la somma di Firr e Suppletiva supera un anno di provvigione su ultimi cinque.

Si ricorda infatti che Firr sta per Fondo Indennità Risoluzione Rapporto e quindi è parte integrante dell’indennità prevista dall’art.1751 cc.

L’agente si è rivolto alla magistratura che però ha confermato la tesi della casa mandante in quanto, purtroppo, il contratto stipulato tra le parti NON FACEVA RIFERIMENTO AGLI AEC e quindi il giudice si è attenuto solo alla normativa di legge.

Fate attenzione: non accettate contratti che non hanno il riferimento agli Accordi Economici Collettivi !!!

Il Fisco striglia le partite Iva

Anche per il prossimo triennio il fisco punta tutto sulla prevenzione. Più compliance e meno controlli, con eccezione del mondo delle partite Iva (imprese di piccole dimensioni e professionisti), nei confronti dei quali gli accertamenti saliranno dai 140 mila previsti quest’anno ai 160 mila del 2019.

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Partite IVA : quanto costa veramente per tenerla aperta?

La partita IVA rappresenta uno dei requisiti fondamentali per l’agente di commercio. Essa infatti, è uno dei requisiti fondamentali per l’abilitazione alla professione.

Spesso la disinformazione regna sovrana, e in pochi conoscono i costi effettivi per tenerla aperta. Abbiamo deciso di approfondire un argomento che spesso, viene dato per scontato. Ecco i punti da tenere in considerazione.

Aprire una partita IVA: costi reali e un luogo comune da smontare
Tanti (futuri) agenti di commercio sono convinti che aprire una partita IVA richieda dei costi. Non è così, perché la sua apertura è gratuita. I costi da sostenere per tenerla aperta infatti, arrivano dopo, e vengono calcolati in base alla professione svolta, agli introiti dichiarati e al tipo di partita IVA per cui si opta.

Obblighi partita IVA: cosa include il costo del commercialista
La prima spesa da sostenere è l’onorario del commercialista. Gli obblighi che adempie includono:

– presentazione della dichiarazione dei redditi annuale, anche se non si è fatturato nulla
– tenuta della contabilità
– iscrizione presso Enasarco e versamento dei contributi previdenziali
– iscrizioni alla Cciaa o ad eventuali Albi o elenchi, con conseguente pagamento dei diritti e delle tasse annuali

Partita IVA con gestione separata o regime forfettario: differenze rispetto ai professionisti
Analizziamo le differenze tra partita IVA professionisti e iscritti alla gestione separata Inps. Questi ultimi sono lavoratori autonomi che si occupano di un’attività che non prevede iscrizione ad alcuna cassa o albo.

Per questi ultimi è prevista un’aliquota proporzionale al reddito (oggi fissata al 25,72% ma con imminente scatto al 26,23%). Il primo anno dall’apertura della partita IVA si versano gli acconti sui contributi, quello successivo il saldo (con scadenza coincidente con quella del saldo Irpef al 30 giugno) e il seguente acconto. I contributi versati, vale la pena ricordarlo, sono sempre deducibili dal reddito (questo vale anche per il forfettario).

 

 

 

Enasarco, meno case e più investimenti nell’economia reale

Patrimonio a 7,1 miliardi (6,97 nel 2015), saldo della gestione previdenziale positivo per 43 milioni mentre per quello assistenziale il saldo è a +95,2 milioni. I numeri emergono dal bilancio sociale 2016 della Fondazione Enasarco, l’ente che assicura il trattamento previdenziale (pensione integrativa rispetto al primo pilastro dell’Inps) e quello assistenziale ai 238.092 agenti di commercio attivi in Italia.

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